Carissimi amici,

quest’anno, purtroppo, non ci è possibile celebrare con le consuete modalità la Giornata del gemellaggio con São Mateus. Le piazze sono interdette e le scuole funzionano solo a distanza. Non ci saranno né canti, né danze, né colori, né allegria.

Ce ne dispiace molto, come ci dispiace che sia saltato il viaggio che stavamo organizzando con un assai motivato gruppo di giovani. Speriamo vivamente che possa essere soltanto rimandato all’anno prossimo.

I rapporti col Brasile non sono, però, mai cessati. Anzi, la particolare e difficile situazione che stiamo vivendo li ha resi più intensi. Quotidianamente ci scambiamo messaggi, informazioni, consigli. Le attestazioni di affetto che riceviamo ci commuovono profondamente. Vorremmo che anche da parte nostra l’amicizia e la solidarietà non venissero meno; che i problemi ed i pericoli che i nostri amici e gemelli devono affrontare ce li rendano ancora più cari.

Come si può facilmente immaginare, le difficoltà, soprattutto per i più poveri, sono enormi. In tutto il Paese il virus si sta diffondendo con una velocità spaventosa. Ad oggi (mercoledì 20 maggio) i casi accertati sono 271.628 con 17.971 morti. Questi sono, però, solo i dati ufficiali. I numeri reali sono sicuramente assai più alti. Solo per dare un esempio concreto: il Comune di São Mateus diffonde quotidianamente un bollettino in cui sono riportati i dati dei contagi, distribuiti nei diversi quartieri della città. Il numero più alto risulta essere a Guriri, il bairro oceanico dove si concentrano le seconde case ed in cui molte persone benestanti hanno posto la propria residenza. Non risulta, invece, nessun caso nelle aree delle favelas, agglomerati di baracche – per lo più prive di acqua e servizi igienici – dove vivono parecchie migliaia di persone. Questo risulta assai poco credibile: nessun contagio dove massima è la promiscuità ed è praticamente impossibile seguire le norme igieniche raccomandate! Del resto nelle favelas proliferano da sempre varie altre infezioni endemiche come dengue, doença de Chagas e leptospirosi, cui più recentemente si sono aggiunte zika e chikungunya. Oltre a ciò sono estremamente diffuse patologie come il diabete, le malattie intestinali e le affezioni respiratorie. Molti bambini muoiono di diarrea. Data anche l’estrema difficoltà per gli abitanti di queste aree di emarginazione ed esclusione ad accedere alle cure mediche, è lecito pensare che molti casi di malattia sfuggano alle rilevazioni ufficiali e che anche le cause di morte siano frettolosamente e diversamente rubricate. In questo senso, la definizione che era stata inizialmente data di “virus dei ricchi” non risulta del tutto errata: non nel senso che i poveri non si ammalino, ma in quello che solo ai ricchi sono riservati diagnosi, cure, ricoveri ed anche prevenzione e quarantena.

Se non si sa quanto i poveri siano vittime del virus, è invece evidente quanto soffrano delle sue conseguenze. I lavoratori e le lavoratrici informali, praticamente tutti i non disoccupati, hanno perso il lavoro per via delle restrizioni e delle norme di distanziamento sociale. Erano venditori ambulanti, uomini di fatica, donne delle pulizie, lavandaie… ora si trovano senza reddito, con in più il problema di dar da mangiare ai figli, dato che le scuole in cui precedentemente consumavano il pasto di mezzogiorno – per lo più l’unico della giornata – sono chiuse. E proprio la chiusura delle scuole, che ha determinato anche la sospensione per decreto delle attività dei Centri educativi, lascia questi bambini ed adolescenti sulla strada o, per meglio dire, nei vicoli in cui facilmente cadono vittima dello sfruttamento dei gruppi criminali che praticano traffico di droga, furti, sequestri e sfruttamento della prostituzione. Tutto ciò a cui cerchiamo di sottrarli. La didattica a distanza, in Brasile ancora più problematica ed incerta che in Italia, assai difficilmente riesce a raggiungerli, per carenza di strumenti e per il bassissimo livello culturale delle famiglie, in cui non è raro che i genitori siano analfabeti.

Questo quadro drammatico presenta, però, anche squarci luminosi. Emerge una forte solidarietà: molti coltivatori dell’area rurale – a São Mateus assai estesa ed importante – fanno regolarmente pervenire frutta e verdura per le famiglie bisognose. Ricostruire la Vita si è costituto come uno dei punti di distribuzione e questo consente anche – cosa della massima importanza – di mantenere e addirittura rafforzare il rapporto con i genitori ed i bambini seguiti dal Centro. La regolare presenza degli educatori ha permesso di non interrompere completamente l’attività formativa e didattica, che viene svolta in forma individuale. Certo è molto poco, ma consente di conservare una relazione, indispensabile per non abbandonare i minori ad un destino altrimenti segnato di caduta nella rete della criminalità. Grazie al generoso impegno dei nostri operatori, si lavora per preservare quanto costruito in questi anni e porre le condizioni per una ripresa che si spera non troppo lontana e traumatica.

Alleghiamo a questa comunicazione un testo più ‘narrativo’ che sulla base delle informazioni e dei dati scrupolosamente raccolti cerca di descrivere in presa diretta la vita quotidiana dei nostri bambini e delle loro famiglie.

Ringraziamo tutti per l’attenzione ed auguriamo serenità e vita in pienezza.

Associazione Sondrio- São Mateus: A dança da Vida ODV  

Manuel Marelli

Maria Donati

Francesco Racchetti

 

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