Il sindacalista Soumahoro: “Regolarizzate i braccianti, confinati come voi”

di DI PAOLO GRISERI
“C’è una polveriera della miseria lungo la strada del cibo, che parte dal seme e arriva ai riders e alle cassiere. Figure spesso sfruttate, precarie. Persone a bassissimo reddito, nel Nord come nel Sud”

«Per molti anni i confinati eravamo noi stranieri. Adesso anche chi voleva metterci fuori dal Paese è finito confinato in casa sua». Parla così Aboubakar Soumahoro, attivista sociale e sindacale, coordinatore nazionale del settore del lavoro agricolo dell’Usb. Aboubakar è uno dei protagonisti delle battaglie dei braccianti stranieri che lavorano nei campi del Sud.
Soumahoro, come vivono queste settimane i braccianti stranieri?
«Viviamo tutti con il dolore nel petto. Quando dico tutti penso all’intera filiera, non solo agli stranieri. C’è una polveriera della miseria lungo la strada del cibo, che parte dal seme e arriva ai riders e alle cassiere. Figure spesso sfruttate, precarie. Persone a bassissimo reddito, nel Nord come nel Sud. Sono soggetti diversi con bisogni comuni. Il primo è quello di sopravvivere».
C’è una questione meridionale, oltre a quella del reddito?
«Dobbiamo imparare dal passato. Nel 1906 venne istituita una commissione parlamentare sulle condizioni dei lavoratori della terra nel Mezzogiorno. La relazione parlò di “condizioni disperate, segnate dallo sfruttamento, da salari irrisori”. Oggi ci sono i caporali, alberi di una foresta. La foresta è la filiera. I latifondisti di inizio ‘900 oggi sono le catene della grande distribuzione. Nei campi anche oggi si lavora in condizioni disumane. Ricevo ogni giorno centinaia di telefonate di braccianti che raccontano di essere costretti a lavorare senza mascherine, senza protezioni».
Perché sono stranieri?
«No, perché sono invisibili. Come tanti italiani che non hanno contratto e che in queste settimane vivono una condizione difficilissima. Quante famiglie oggi non ce la fanno a pagare l’affitto? Nord e Sud, italiani e stranieri: questa epidemia ci ha messo tutti nella stessa condizione. Da questa considerazione dobbiamo ripartire».
Il virus ci ha resi un po’ più uguali?
«Dobbiamo lavorare perché questo avvenga. Perché il contagio non si insinui nelle fratture della società allargandole ancora di più».
Il Sud è stato per molto tempo luogo di diseguaglianze…
«Il Sud è il focolaio per eccellenza delle disuguaglianze strutturali in questi anni. Un biglietto da visita terribile per un’area del Paese dove ci sono anche aziende che sono, al contrario, presidi di legalità».
Che cosa propone?
«Lo Stato deve intervenire perché ha un dovere di umanità. Deve dare un reddito e una casa agli invisibili e deve regolarizzare gli stranieri. Così si sana la frattura».
La politica ha paura di regolarizzare perché teme la propaganda dei partiti populisti
«È una paura infondata. La Lega ha fatto tre regolarizzazioni: 2003, 2009, 2012. In Italia dobbiamo finalmente far vincere il noi. E abolire i decreti sicurezza che sono ancora in vigore. Siamo a un bivio: o riusciamo a ricostruire la solidarietà, piegare le bandierine degli egoismi, oppure l’epidemia dell’egoismo ci distruggerà».