Il Vicequestore dal cazz. ritto

Luogo: un ufficio della Questura di Sondrio. Tempo: poco prima del voto sul Referendum sul divorzio. Protagonisti : dei giovani compagni, tra cui io e un vicequestore, che a noi pareva piuttosto anziano, anche per come vestiva: era uso portare un cappello, tipo quello che portava mio nonno, uomo dell’ottocento.

Eravamo in questura per chiedere l’autorizzazione per una manifestazione studentesca, come ovvio volevamo aprire il corteo con uno striscione  sul divorzio.

Il vicequestore però obiettava che ciò non era possibile, non so per quale legge o disposizione. Ma quello che mi colpì  furono le considerazioni con cui accompagnò il divieto, che suonavano all’incirca così :  “Voi siete giovani, siete abituati a girare sempre con il cazz. ritto, ma questa volta non potete fare quello che volete”.

Fummo quindi costretti ad “ammosciarci”, per usare il suo linguaggio e a rinunciare allo striscione.

Anche il nostro vicequestore però non potè sempre girare  con il cazz. ritto quando,  poco tempo dopo, cercò vanamente di bloccare un corteo non autorizzato che, per evitare denunce, saliva e scendeva dai marciapiedi di Sondrio!

 Poliziotti democratici?

Luogo: piazza Garibaldi a Sondrio, angolo pasticceria Milanese, allora luogo di ritrovo serale dei compagni .  Tempo: anni ’70, probabilmente 1976.  Un gruppetto di compagni, tra cui io, e due questurini, come allora venivano chiamati i poliziotti.  Antefatto: lo stesso giorno si era svolta nella stessa piazza una manifestazione antifascista, in contrapposizione ad un comizio del MSI, che si svolgeva in un’altra piazza. Durante lo svolgimento dell’iniziativa antifascista un’auto dei fasci, provvista di altoparlante, passò ad annunciare la loro iniziativa. Fu quindi bersagliata dal lancio di oggetti vari ed in seguito a ciò alcuni poliziotti intervennero in piazza Garibaldi, qualcuno sfoderando anche il manganello. Ma la cosa finì lì senza ulteriori problemi.

Torniamo alla sera; i due poliziotti si avvicinarono a noi ed il “graduato”, probabilmente un commissario, interloquì con me dicendo che la nostra manifestazione non doveva essere autorizzata, perché il preavviso non era stato dato in tempo utile. Contestai le sue parole ed essendo allora piuttosto ferrato in materia, dimostrai di aver ragione. Punto sul vivo, il “graduato” iniziò ad insultarmi pesantemente (mi è rimasto in particolare in mente il titolo di “mezza sega “). A questo punto mi rivolsi all’altro agente presente, chiedendogli se avesse sentito gli insulti del suo superiore, perché intendevo querelarlo. L’agente fece scena muta.

A questo punto io dissi che, se nessuno sentiva, l’insulto era libero e cominciai a ricambiare a suon di parolacce. A quel punto la situazione minacciò di degenerare in rissa , perché c’era tra noi un compagno, nerboruto e nervoso, con il quale avevamo brindato, perché il giorno successivo si sarebbe sposato. Per fortuna, seppure a stento, riuscimmo a trattenerlo.

Tutto finì lì; il compagno di cui sopra il giorno successivo si sposò e non ci furono né querele né controquerele.

 Una barzelletta sui carabinieri (sembra!)

Luogo: davanti all’ingresso dell’ex Liceo Scientifico di Sondrio, oggi sede del Provveditorato agli studi.  Tempo: fine anni 70’, dopo l’uccisione di Moro da parte delle BR, di notte.

Eravamo a bordo di un’auto e stavamo affiggendo un manifesto, penso di Democrazia Proletaria, sulla bacheca del Liceo, quando fummo sorpresi (eravamo in tre) in questa attività di “attacchinaggio”, come si diceva allora, da due carabinieri che erano a bordo di un’auto molto piccola (una cinquecento o una seicento), probabilmente un’auto civetta.

Come è ovvio, c’era un clima di tensione e di paura.

I carabinieri volevano contestarci il reato di affissione abusiva, passibile di multa. Noi replicammo, dicendo che la bacheca era appositamente destinata dalla scuola a qualsiasi tipo di affissione. Non li convincemmo e decisero di prendere le nostre generalità; non erano però provvisti del materiale per scrivere o dei moduli appositi, per cui il “graduato” decise di andarli a prendere, con l’auto, in caserma, abbandonando il povero carabinierino, appiedato, alla nostra mercé; e se eravamo terroristi?!

Mentre eravamo in attesa del ritorno del graduato, uno di noi ripose nel bagagliaio dell’auto manifesti, secchio con la colla, spazzolone, ecc..

Dopo un po’ il graduato ritornò e chiese al carabinierino dov’erano i manifesti e questo, che non si era accorto di nulla, esclamò: “Ecco, hanno già fatto sparire il corpo del reato!”. Facemmo notare che il corpo del reato era ancora lì, in loco.

Allora il graduato ordinò al carabiniere di prender i nostri dati. Questo si mise a scrivere appoggiandosi sul bagagliaio dell’auto, ma ad un certo punto disse: ”Non ci vedo, non c’è abbastanza luce!”. E il graduato: “Prova a metterti davanti, dove ci sono i fari dell’auto!”

Non per niente era un graduato!

Anche qui niente problemi giudiziari, neppure la multa per affissione abusiva. Chissà se ha fatto carriera il carbinierino!