Lettera-appello al presidente Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte e alla ministra Teresa Bellanova della Flai Cgil: «Come sindacati e associazioni esprimiamo inquietudine e preoccupazione per le condizioni di migliaia di lavoratori stranieri impiegati nel settore agricolo: i Prefetti intervengano per sanare i ghetti in cui spesso vivono».

«Il rischio che il Covid-19 arrivi in quegli aggregati, tramutandoli in focolai della pandemia, è motivo di fondata apprensione. Nella miseria dei ghetti, la cui ubicazione si incardina sempre nei distretti a forte vocazione agricola, il quotidiano degli immigrati è scandito da immutata cadenza nonostante la spada di Damocle rappresentata dal Covid-19», sottolinea l’appello.

«Le richieste di restare a casa o lavarsi le mani, rivolte alla comunità nazionale da tutti gli organi istituzionali e d’informazione, per loro sembrano chimere. Sopravvivono in immense distese di catapecchie senza acqua né servizi igienici. I ragguardevoli provvedimenti assunti dal Governo per l’emergenza coronavirus non prendono in considerazione queste realtà. A fronte dell’impegno delle organizzazioni che continuano ad operare sul campo, non ci risulta da parte degli organi istituzionali alcun intervento specifico di prevenzione in questi contesti altamente a rischio. Una allarmante discrasia che richiede correttivi istituzionali immediati in una cornice di monitoraggio preventivo nonché di presa in carico degli eventuali casi di Covid-19, in ossequio al principio costituzionale della tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività», continua l’appello.

Oltre all’intervento dei Prefetti, l’appello chiede «una regolarizzazione per far emergere chi è costretto a vivere e lavorare in condizioni di irregolarità. Sarebbe una misura di equità e di salvaguardia dell’interesse nazionale, in questa difficile fase in cui un eventuale pregiudizio all’agricoltura, nella sua funzione tutelare della sicurezza alimentare della comunità nazionale, sarebbe drammaticamente deleterio. Questo però non dev’essere uno strumento per rifornire il settore primario di lavoro a buon mercato in un momento di shock economico. È necessario, pertanto, rafforzare le misure di contrasto al lavoro nero e favorire l’assunzione di chi sta lavorando in maniera irregolare, applicando i Contratti Collettivi agricoli. Servono soluzioni strutturali che, soprattutto in condizioni di eccezionalità, non possono attendere», si conclude l’appello.

La lettera ha come primo firmatario il segretario generale della Flai Cgil Giovanni Mininni. Tra le altre spiccano quelle di Don Luigi Ciotti, di Mimmo Lucano, di Luigi Manconi e di Roberto Saviano.

da IL MANIFESTO Edizione del 27.03.2020