Magnifica terra ?!

 

Pensando a Bormio o a qualsiasi altra località beneficiata dal boom del turismo difficilmente uno potrebbe pensare ad una presenza del ’68 in queste aree di benessere diffuso. Sbaglierebbe. E’ quanto abbiamo potuto apprendere in una conversazione con Fabio, insegnante di musica in pensione e pittore, che risiede a Bormio. Anche nella Magnifica Terra il vento del ’68 è soffiato, ci racconta: certo, non raffiche robuste in grado di incrinare il solido blocco di potere legato al turismo, all’edilizia, al commercio che aveva il controllo del territorio. Qualche folata però ci fu e creò qualche “imbarazzo” a quelle consorterie nelle quali si realizzava la compenetrazione tra gli interessi privati delle famiglie più influenti, quelli delle varie lobby dell’imprenditoria e quelle dei politici e degli amministratori. Tra loro anche un sacerdote, chiamato in paese don Miliardo per gli interessi finanziari che gli giravano intorno.

La storia dell’opposizione a questo sistema di potere non è un prodotto del ’68, risale infatti all’inizio degli anni ’60, quando intorno al tema del territorio e della sua tutela comincia ad organizzarsi una sensibilità nuova, che non è tutta farina del sacco bormino, ma che in parte è il frutto della vocazione turistica dell’area: studiosi, accademici, uomini di cultura che a Bormio venivano per le vacanze o per qualche ricerca si erano venuti accorgendo di quanto il modello turistico stesse piegando il territorio alle sue spinte deformanti. Su iniziativa di un gruppo di cittadini, alcuni residenti a Bormio e altri a Milano e in altri centri lombardi, coordinati da Roberto Togni, che divenne professore universitario di storia dell’arte, si costituisce nel 1962 l’Associazione Amici di Bormio e dell’Alta Valtellina, di cui per molti anni lo stesso Roberto Togni fu presidente. Tra coloro che già nel ’60 ne firmano le note costitutive, anche il fratello Fabio della nostra intervista. Nel corso degli anni ’60 l’Associazione sviluppa un intenso lavoro: conferenze, mostre fotografiche, assemblee pubbliche su problematiche legate all’ecologia e alla pianificazione territoriale, iniziative per la valorizzazione del patrimonio artistico, concerti, uno spettacolo sul libro di Don Milani L’Obbedienza non è più una virtù e iniziative sulla pace. Si crea un rapporto di collaborazione con le istituzioni, ma nell’autonomia dell’Associazione e, quindi, non mancano le frizioni e i veri e propri conflitti. Negli anni ’70, a seguito di un aumento dell’ azione speculativa sul territorio, si apre una stagione più conflittuale: nel ’73 l’Associazione interviene per bloccare un progetto speculativo che interessa l’area di Oga con un insediamento di 200.000 mc di nuove costruzioni in un quadro di licenze irregolari e di amministrazioni comunali conniventi; nel ’75 il gruppo focalizza la propria azione su una nuova speculazione ai Bagni di Bormio e in quell’occasione si realizza un forte convergenza con settori importanti della popolazione. In quelle occasioni un ascoltatore attento è anche Padre Camillo De Piaz. E’ una fase in cui lo scontro si fa duro: su alcuni passaggi viene richiesto l’intervento della magistratura, la battaglia politica infuria a livello locale, ma si sposta sullo scacchiere provinciale e anche su quello nazionale. La partita è estremamente complessa perché entrano in gioco non solo i gruppi di potere locali ma anche interessi esterni al territorio: escono i nomi di grandi banche come Credit Suisse e di gruppi come Pierrel, compare ad un certo punto anche una cordata napoletana con l’ex-presidente della Repubblica Leone al processo a Camilla Cederna per suo libro Giovanni Leone, storia di un presidente Roberto Togni testimoniò a suo favore sui passaggi riferiti a Bormio. Non c’è dubbio che il clima del ’68 abbia giovato all’azione dell’Associazione, che qualche risultato riuscì a conseguirlo.

Ma la storia del ’68 a Bormio non è tutta qui, prosegue nel suo racconto Fabio. Ci fu anche il Collettivo dell’Alta Valle, che politicamente era decisamente schierato a sinistra al quale partecipavano sia compagni della nuova sinistra sia compagni/e del PCI. Partecipò attivamente anche il frate betharramita Domenico Canciani, docente al locale liceo scientifico che per questa attività venne allontanato. Oltre a tutta la partita “ambiente e territorio”, temi sui quali si lavorava di concerto con l’associazione, il collettivo interveniva sui temi politici più generale: l’antifascismo che provocò minacce pesanti dei Sanbabilini milanesi in vacanza a Bormio, l’internazionalismo con un’iniziativa in piazza Cavour sul colpo di stato in Cile e i temi della fase politica. Grandi tazebao di denuncia illustravano tutte le iniziative.

Per concludere il ’68 ridimensionò, soprattutto tra i giovani, l’immagine stereotipata del bormino bigotto e tutto chiuso nel suo ‘particulare’. Anche a livello elettorale si registrò un cambiamento e l’area della sinistra salì da una quota del 5,17% delle politiche del ’68 (PCI + PSIUP) al 15,5% del ’76, con ben 108 voti (4,5 %) a Democrazia Proletaria. Da quegli anni è passato quasi mezzo secolo, nel frattempo il territorio non è migliorato, nonostante l’impegno e il lavoro di chi ancora è in grado di indignarsi per le storture e le ingiustizie sociali presenti non solo nella zona Bormio.