Landini: “Diritti, welfare e ambiente. Rifacciamo l’Italia”

LA REPUBBLICA – 15 MAGGIO 2020

Intervista al segretario generale della Cgil: “Sbagliato non far pagare l’Irap alle aziende che fatturano. Confindustria alzi lo sguardo e non pensi alle medaglie sul petto”  DI ROBERTO MANIA

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, la chiama “una nuova Italia”. “Un altro Paese – spiega – che abbia al centro un nuovo Stato sociale, il rispetto dell’ambiente, un uso intelligente delle tecnologie digitali, un rapporto diverso tra imprese e lavoro, una stagione, infine, di investimenti pubblici”.

La pandemia che si trasforma in un’occasione per cambiare? Non vede piuttosto il rischio di una situazione economica e sociale esplosiva, con l’aumento della povertà, il crollo del Pil, l’impennata della disoccupazione?
“Certo che vedo tutto questo. È una situazione pesante, seria, pericolosa. Per questo dobbiamo usare i prossimi mesi per riprogettare il Paese e l’Europa, indicare le priorità, scrivere una nuova prospettiva di sviluppo senza dimenticare il Mezzogiorno. L’ultimo decreto del governo cerca di proteggere le persone che lavorano e le imprese. Ma non è sufficiente proteggersi, dobbiamo guardare oltre. E lo dobbiamo fare ora. Perché il Paese pre-Covid non era affatto il mondo dei sogni. Non si tratta di tornare indietro ma di cambiare per andare avanti. Il virus ha fatto emergere tutte le fragilità e le disuguaglianze che si sono accumulate negli anni. L’emergenza sanitaria si è intrecciata con l’emergenza sociale e ambientale. E poi la rivoluzione digitale che ci ha travolto. È a tutti evidente che la logica neo-liberista che ha governato il mondo negli ultimi decenni, con meno Stato sociale, meno diritti e più mercato, non ha più – se mai ne avesse – risposte da dare. Ma ci rendiamo conto che per tutelare la maggior parte dei lavoratori in difficoltà ci siamo dovuti inventare una serie di strumenti, dalle varie indennità alla cassa integrazione, per la frantumazione violenta a cui è stato sottoposto il mercato del lavoro? C’era bisogno del virus per capire quanto fosse negativo un mercato del lavoro fatto di precarietà, assenza di diritti e di tutele, di caporalato e di lavoro nero? La responsabilità di tutta la classe dirigente italiana è quella di ripensare e riscrivere un nuovo modello sociale e un altro modello di sviluppo. Dobbiamo farlo insieme perché anche le nostre divisioni ci hanno danneggiato. Dobbiamo fare sistema, rivolgendoci all’intelligenza collettiva come in altri Paesi europei”.

Anche lei fa parte della classe dirigente. Bene: mi dica da dove comincerebbe per scrivere la “nuova Italia”?
Dalla Costituzione, dai principi fondamentali. Dobbiamo investire sul lavoro pubblico, sul servizio sanitario, sulla presenza nel territorio della sanità pubblica e dell’assistenza socio-sanitaria. Riorganizzare le scuole non è solo un fatto fisico: nell’era digitale serve una cultura flessibile capace di gestire complessità e differenze. Va affermato un diritto alla formazione permanente perché nessuno resti indietro nell’uso delle tecnologie. Il digital divide è anche una questione democratica”.

La rivoluzione tecnologica cancellerà posti di lavoro.
Ma ne può creare di nuovi che oggi nemmeno consideriamo. Il nuovo oro sono i dati, l’uso dei dati. Che vogliono dire la vita delle persone. Anche questa è una questione precipuamente democratica. Non possiamo lasciare la gestione dei dati in mano a poche multinazionali”.

Ci sono aree in Italia in cui non c’è nemmeno la banda larga.
Ecco, appunto. Ha una logica – secondo lei – che ci siano due società, Tim e Open Fiber, che fanno lo stesso mestiere e costruiscono due reti per la banda larga? Potrebbero benissimo fondersi per fare un’azienda di sistema”.

Pubblica o privata? Auspica il ritorno alla Telecom monopolista?
“Non si tratta di tornare indietro. Ci sono società pubbliche gestite bene e società private gestite male. Usciamo dai luoghi comuni. Io credo che lo Stato possa essere regolatore e insieme imprenditore. Anche qui lo dice la Costituzione all’articolo 41. Non demonizzo il mercato e il profitto, ma penso che le imprese debbano essere virtuose e al servizio della comunità. Bisogna sostenere quelle che si muovono in questa direzione e smetterla con gli aiuti a pioggia”.

Si riferisce allo sconto Irap per tutte le imprese?
“Anche. È stata un’operazione politica. Mentre tutta la logica che sostiene il decreto Rilancio va a sostegno delle persone e delle imprese che sono in difficoltà, la norma sull’Irap tratta tutte le aziende allo stesso modo, sia quelle che hanno ridotto il fatturato per colpa della pandemia sia quelle che l’hanno raddoppiato”.

Chi l’ha raddoppiato? Un esempio?
Ci sono aziende nei settori come il farmaceutico, l’agro-alimentare, la logistica che certo non hanno perso fatturato ma non verseranno l’Irap (che finanzia il servizio sanitario) mentre i lavoratori in cassa integrazione continuano a pagare le tasse”.

Ha parlato di misura “politica”. Cosa intende dire?
Sanno tutti chi l’ha voluta: la Confindustria”.

Teme l’attivismo politico del nuovo presidente degli industriali Carlo Bonomi?
Ma no, non è questo. Ripeto: non ha senso dare i soldi pubblici a chi continua a fatturare. Questo non è più il momento di mettersi al petto le medaglie. È necessario alzare lo sguardo, smetterla di guardare ai tempi brevi, a quel che succede domani. Bisogna pensare a quel che vogliamo che sia l’Italia dei prossimi vent’anni, vanno cambiati anche i rapporti tra imprese e lavoro”.

Fine del conflitto? Detto da lei colpisce non poco.
Infatti, non l’ho detto. Il conflitto che ricerca una mediazione è il cuore della democrazia. Una nuova contrattazione collettiva è lo strumento per disegnare un modello nel quale imprese e lavoratori abbiano pari dignità”.

Un passo verso la democrazia economica, la partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali? Non si è mai fatta in Italia.
Dobbiamo immaginare un modello nel quale chi lavora possa partecipare e dire la sua sulle decisioni che lo riguardano e definiscono le future strategie. Non dobbiamo tornare indietro”.

 

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/05/15/news/landini_dirittti_welfare_e_ambiente_rifacciamo_l_italia_-256753685/?ref=RHPPTP-BH-I256770574-C12-P4-S3.4-T1