Uno dei punti più controversi del decreto” Rilancio”  è la regolarizzazione prevista dal DPCM   per alcuni settori del lavoro migrante (braccianti, colf, badanti) contro la quale si è scagliata la Lega, ma che per motivi opposti è oggetto di rilievi critici anche da parte di settori della sinistra. Per valutare le decisioni del governo occorre ricordare che In una lettera del 17 aprile scorso inviata al Governo e al Parlamento, i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL  scrivevano. “Mai come oggi un provvedimento di emersione dall’irregolarità si configurerebbe come un forte vantaggio economico e sociale per tutta la collettività oltre che come un atto di giustizia e di equità, e al contempo sarebbe una misura di tutela della salute e dell’igiene pubblica in grado di ridurre il rischio di esposizione al contagio per questi lavoratori e per gli altri cittadini”.  Rispetto a queste richieste, nel decretone del 14 maggio è prevista una limitata regolarizzazione della durata di soli 6 mesi che lascia fuori una fetta consistente degli immigrati attualmente in Italia.

Su quanto prevede il decreto riportiamo il punto di vista di persone che operano nella nostra provincia nella difesa dei diritti dei migranti.

 

MARCO FACHINI, responsabile ufficio immigrazione CGIL di Sondrio

Bene le misure di emersione, bene il permesso temporaneo di sei mesi (anche se il tema si riproporrà alla sua scadenza). Sarebbe servita maggior fermezza da parte del Governo, un approccio strutturale al tema dell’accoglienza, in special modo legata al lavoro agricolo, ma non dimentichiamo il settore edile e quello turistico, che in molti territori significa – per migliaia di uomini e donne immigrate – sfruttamento, caporalato, ghetti. C’è di positivo che per la prima volta chi ha perso i requisiti per il permesso, perché rimasto senza lavoro o perché in nero, non è trattato da fantasma”.

MARCO DUCA, operatore della Cooperativa Lotta contro l’emarginazione

 

La proposta di regolarizzazione è restrittiva sia per i settori produttivi che prevede, sia perché ancora una volta dimostra di considerare i migranti e le migranti come mera forza lavoro e non come esseri umani cui spettano diritti. Si dice che è un primo passo, ma in assenza di una politica fondata sui diritti di ingresso e di movimento, è già un ultimo passo. Mi pare che si tratti dell’ennesima misura non strutturale e strumentale al solo bisogno del momento senza considerare i diritti basilari.

 

LORENZO SCARAMELLINI,  di “Restiamo umani”

L’inserimento nel decreto della proposta elaborata dal ministro Bellanova ha incontrato forti resistenze soprattutto da destra, 5stelle compresi. È un dato che non può essere trascurato e che riapre un antico problema di strategia politica: il rapporto tra la politica di movimento e la politica istituzionale. Il possibile conflitto, ancora una volta, tra obiettivi ideali/valori alti (irrinunciabili) e obiettivi molto più bassi ma raggiungibili qui e ora, nel quadro degli attuali equilibri politici. E allora mi chiedo: nell’immediato, meglio una brutta “regolarizzazione”, del tutto parziale, o lasciare le cose come stanno? Perché queste sono, oggi, le due possibilità in gioco … non certo la sanatoria che chiediamo né quella che dovrebbe garantire a tutte le persone migranti, sempre, diritto d’asilo. Non ho una risposta a costo zero ma… credo sia sempre inevitabile tener conto della realtà, per quanto sgradevole possa essere, ed agire di conseguenza o no?