Tra una tinteggiata e l’altra, è questo che molti di noi stanno o hanno fatto, in questo periodo di inattività lavorativa, mi prendo una pausa per scrivere alcune riflessioni.
Questa quarantena forzata ci ha messo di fronte alla nostra poca capacità a stare fermi.
Al dovere a tutti i costi produrre o realizzare qualcosa che ci faccia sentire vivi, ri-tinteggiare casa ne è un esempio, per dimostrare a noi stessi di essere presenti e utili a chissà cosa, non che fare queste attività abbiano qualcosa di sbagliato ma a volte sono utili a non pensare.
In questo tempo non tempo mi sono dedicato alla lettura dei giornali approfondendo le notizie che riguardano il Medio Oriente in particolare la martoriata terra di Palestina.
E’ curioso come non ci si renda conto e quanto si diano per scontati molti aspetti della nostra vita.
Questa quarantena con le limitazioni alla libertà personale che hanno condizionato e condizionano le nostre vite, è uno specchio per farci comprendere come, per molti popoli, questa, sia purtroppo una condizione di “normalità”. Essendomi occupato a diffondere e far conoscere la situazione del popolo Palestinese tramite Assopace Palestina ed essendomi recato di persona in quei luoghi, alcuni anni fa, ho avuto modo di prendere consapevolezza della necessità di dedicare un po’ di questo tempo per rendere parte della fortuna, io la definisco così e cosi la definiva anche Vittorio Arrigoni, uno che ha pagato a caro prezzo la difesa dei più deboli, l’essere nato dall’altra parte del mediterraneo.
In quella terra ho conosciuto persone che dedicano la propria vita in difesa della terra e della loro identità e lo fanno attraverso una resistenza non violenta basata sul presidio del territorio nonostante le continue aggressioni di un esercito che con la scusa di dover difendersi, da cosa mi chiedo, distruggono e demoliscono, non solo ulivi secolari e misere abitazioni, ma anche la dignità di un popolo.
L’epidemia di covid-19, evento questo si molto democratico e trasversale, che ha colpito tutti, paesi ricchi e poveri, grandi e piccoli, democratici o sotto dittatura, ha naturalmente avuto ripercussioni anche in Palestina.
Fortunatamente la cattiveria del virus non ha colpito duro come da noi in Italia, ma molte famiglie, pur non essendosi trovate a fare i conti con la pandemia, si sono ritrovate senza un reddito per l’impossibilità di potersi spostare per lavoro a Gaza in Cisgiordania o in Israele. Questa situazione ha messo in ginocchio l’economia locale e lo stato di emergenza disposto dell’autorità Nazionale ha fatto il resto.
Molti, tra cui Rashed Kudairi attivista e coordinatore della Jordan Valley Solidarity che ho conosciuto e molti hanno avuto l’occasione di incontrare a Tirano l’autunno scorso si è incaricato, sostenuto da Assopace Palestina con una raccolta fondi, a sostenere una cinquantina di famiglie individuate dai Comitati dei Villaggi a Sud e a Nord della Valle, come i villaggi di Fasayil, il villaggio Beduino di Al Kaabneh, il villaggio di Tayasir e quello di Bardala.
Ai Palestinesi viene negato l’accesso alle risorse necessarie alla sopravvivenza, ci informa Rashed, e la loro libertà di movimento è sempre più limitata. Le forze di occupazione continuano a mettere la vita dei Palestinesi a rischio con demolizioni e raid nei confronti delle comunità locali. Il 26 marzo una clinica mobile, usata per interventi sul campo, è stata distrutta nel villaggio di Izbiq e insieme a essa altre quattro abitazioni nel villaggio di Duyuk Al Tahta, nei pressi di Jericho.
Questa la situazione, in questi giorni una prima trance di aiuti è già stata anticipata da Assopace grazie alla generosità di molti nostri concittadini Valtellinesi, per far fronte alle richieste più urgenti ma la campagna continua….
Bruno Pozzi