A pochi metri, Piazza Fontana

 

Difficile scrivere dopo cinquantanni sul mio ‘68 in Valtellina quando non ho conservato alcun documento e i ricordi di quegli anni sono divenuti tanto vaghi in un groviglio di eventi pubblici locali e globali e di vicende personali.

Il mio incontro con il movimento avvenne nell’autunno del 1968 all’inizio del terzo e ultimo anno al Liceo Classico “Piazzi” a Sondrio. Poco o nulla sapevo di politica, la spinta venne dall’insofferenza, covata per anni, nei confronti di una scuola che mi appariva noiosa ed inutile e dalla prospettiva di poter agire per un cambiamento. Mi pare ora che il seme fosse caduto negli ultimi anni delle elementari in via Bosatta dove si praticava la scuola attiva con tanto di “vera” tipografia che avrei poi ritrovato nella forma meno sofisticata del ciclostile nelle sedi sindacali e di partito.

Gli universitari arrivavano da Milano e spesso ci incontravamo il sabato, in particolare da Don Abramo quando scoprii, tra l’altro, che esisteva un giornale di nome Le Monde. Fummo invitati, Elia Viganò ed io, ad una cena del Lions, naturalmente ci andammo, mangiammo e parlammo.

L’anno scolastico ’68/’69 fu un anno vivace anche nelle scuole di Sondrio, con tante assemblee e manifestazioni e il Centro Rosselli divenne un luogo aperto (avere le chiavi) per gli studenti che potevano riunirsi liberamente in una sala capiente. Devo dire che prima di allora ignoravo che esistesse il Rosselli.

Fu difficile collegare in modo efficace le lotte delle diverse scuole, quasi prefigurassero nascita e sviluppo di organizzazioni politiche con difficoltà di dialogo anche in Valtellina. Del resto questo accadeva nelle Università milanesi.

Passato per un pelo l’esame di maturità, nell’autunno del ‘69 mi trasferii a Milano e iniziai a frequentare la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università statale dove trovai insegnanti per me ottimi (Geymonat, Paci, Catalano, Berengo, Mangione e molti altri), una nuova voglia di studiare, e il Movimento Studentesco (della Statale) dove avrei militato per diversi anni. Il ricordo che più resiste di quell’autunno è la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre del ‘69 quando, a poche decine di metri, eravamo in Assemblea in Università.

A Milano incontrai il mondo operaio scoprendo qualcosa che non conoscevo; ricordo in particolare gli operai dell’Imperial, un’azienda che produceva radio e televisori.

Iniziai, al principio con riluttanza perché la città rende liberi, la vita dell’universitario pendolare che nei fine settimana tornava in Valtellina e contribuii a creare il gruppo del Movimento studentesco con riferimento al’MS della Statale. Furono anni di lavoro non solo con gli studenti ma anche con gruppi di giovani che chiamavamo gruppi di Paese e che furono coinvolti in campagne come quella contro il referendum abrogativo della legge sul divorzio, con compagni dei sindacati e dei partiti della sinistra, con l’ANPI e con intellettuali che si interessavano a quanto stava accadendo tra i giovani. Con la forte componente lombardiana del PSI sondriese ho avuto, insieme ad altri compagni, molte occasioni di collaborazione: ricordo la mostra-denuncia sulle condizioni del trasporto pubblico che interessava soprattutto l’alta valle e che contribuì alla creazione della società pubblica ma anche quella “strana” sull’agricoltura promossa da Bocchio. Era il tempo dell’unione sindacale portata avanti soprattutto dai metalmeccanici e allora i rapporti con gli operai del Nuovo Pignone che non c’è più.

Vennero, anche in Valtellina, trasformazioni profonde sia nella politica sia nell’economia, che cercammo di seguire, ma con sempre maggiore fatica.

Importanti le manifestazioni in occasione del 25 Aprile, che divennero ritrovi di massa dopo anni di celebrazioni per pochi, e quella contro il golpe cileno con lo striscione sostenuto dal compagno Marshall purtroppo deceduto non molto tempo dopo, in un incidente.

Abbiamo realizzato a Sondrio in via Trento una libreria, la CED (Cooperativa Edizioni Democratiche), collegata a quella presente nell’Università Statale di Milano. L’esperienza venne ripresa vicino all’allora Piazza del Mercato da Sergio Ucciero detto Bubu che vi abbinò l’Agenzia Einaudi con la quale collaborai. In quella sede si costituì un Centro documentazione che rappresentò il tentativo di unire persone di diversa tradizione e appartenenza.

Nel 1974 mi ero laureato, riscattando con il 110 e lode il 36 del Liceo e incominciai con qualche supplenza entrando nella CGIL Scuola. All’inizio del ‘75 partii militare riducendo così la mia presenza in Valle anche se partecipai alle elezioni amministrative del Comune di Sondrio nella lista di Democrazia Proletaria, eletto Maurizio Gemmi. Dal marzo 1976 ho insegnato in diverse scuole medie della Provincia continuando con l’impegno nel Sindacato e riducendo quello nel Movimento Studentesco che era diventato nel frattempo Movimento Lavoratori per il Socialismo.

Ricordo, anche se oltre la periodizzazione proposta, l’iniziativa portata avanti da Giuseppe Ucciero della rivista “Materiali Valtellinesi” a cui collaborai, mi pare nell’80, con un bilancio energetico della Provincia di Sondrio. Ho memoria di riunioni, studi e iniziative sull’ipotesi dell’apertura di una miniera di uranio in val Belviso che poi per fortuna non venne realizzata.

Un bilancio di quegli anni? Certamente un incontro con la cultura del mondo che ha lasciato il segno nella mia vita. Furono grandi le speranze: l’uguaglianza sociale, la fine del lavoro alienato, con i riferimenti internazionali, primo fra tutti la Cina di Mao Tse Tung, la morte del colonialismo. Purtroppo il bilancio non è molto positivo. Non si può dire che il movimento del ’68 fosse all’ambiente anche se molti di noi sono ora impegnati nella difesa dell’ambiente. Le donne furono attive nel 68 ma presero presto altre strade. Sono comunque ancora convinto che quel movimento abbia seminato qualcosa in ciò che è accaduto e ancora accade.